
Proteste ANM
Gli interventi del Palazzo Chigi e del ministero della Giustizia nei casi del ministro Daniela Santanché e del sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro hanno provocato una forte reazione dell'Associazione nazionale magistrati (Anm). Il presidente dell'Anm, Giuseppe Santalucia, ha definito gli attacchi del governo come pesanti e insidiosi, soprattutto perché basati su fonti anonime. Inoltre, ha dichiarato che queste critiche mettono in discussione la legittimazione della magistratura e colpiscono duramente il cuore dell'istituzione.Santalucia ha sottolineato che la magistratura non desidera alimentare uno scontro con la politica, ma quando il livello degli attacchi si alza, il silenzio sarebbe un segno di arretramento. Ha infatti affermato che l'istituzione non può rimanere muta di fronte a una politica che mostra la propria forza nei confronti di un'istituzione di garanzia come la magistratura. Ha concluso affermando che il silenzio sarebbe un abbandono della difesa della Costituzione, a cui la magistratura non è disposta ad arretrare.Nel frattempo, sia il Movimento 5 Stelle che il Partito Democratico hanno chiesto le dimissioni di Santanché, ma la ministra si è difesa accusando di pratiche sporche e schifose. Riguardo al caso Santanchè, Santalucia sostiene che il ministero della Giustizia dovrebbe avviare un'indagine anziché manifestare sconcerto. Secondo lui, il ministro avrebbe dovuto fare una indagine immediata per dissipare ogni sospetto malizioso e procedere nei confronti del singolo coinvolto, invece di lasciare che la vicenda rimanesse avvolta nel mistero.Il presidente dell'Anm ha infine sollevato il sospetto che le riforme costituzionali siano proposte non tanto per migliorare il sistema, ma come una forma di punizione nei confronti della magistratura. Ha chiesto quindi un cambio di passo, sottolineando che le riforme dovrebbero essere discusse in modo aperto e con il coinvolgimento degli interessati, piuttosto che essere imposte unilateralmente. In conclusione, Santalucia ha richiesto rispetto ed umiltà, auspicando una discussione sulle riforme che siano effettivamente utili per il sistema giudiziario.
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